Messaggio del parroco don Mario Marius-Cristinel Cadar
Il terzo giorno
Nel discorso d’addio che Gesù fa agli apostoli (cf Gv 13,31-14,31) durante l’ultima cena nel vangelo di Giovanni c’è un invito e una promessa: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1). Il maestro parla ai Discepoli, smariti per l’annuncio della sua partenza. Nel loro cuore sicuramente si è creato un senso di amarezza e di abbandono: cosa sarà di noi in questo tempo? Più in avanti lo stesso Gesù incoraggia un’altra volta i Dodici dicendogli: «Non vi lascerò orfani» (Gv 14,18). Non li abbandona, ma fa dono loro dello Spirito Santo, che fa vivere in lui, come lui in noi.
Oggi come allora, e in modo particolare nella situazione che viviamo, la nostra forza nasce dalla comprensione profonda della Sua partenza. Gesù non è assente, bensì è presente in maniera diversa che si concretizza nell’amarci come lui ci ha amati, lavando i piedi a Pietro che lo rinnega e dando il boccone a Giuda che lo tradisce. La sua partenza non decreta la sua inesistenza e l’inizio della nostra morte, bensì è un compimento, in cui egli è glorificato e noi nasciamo a una fecondità di vita filiale e fraterna: essere figli di un solo Padre, che è Dio, ed essere fratelli tra di noi.
È incoraggiante sapere che questa promessa non è fatta solo per la cerchia ristretta dei Dodici, ma è iscritta nel profondo dei cuori di tutti quanti noi. Forse, grazie alla situazione che oggi stiamo vivendo, abbiamo ricominciato a risentire l’esigenza di vivere la nostra fratellanza con tutti. Però prima di vivere da fratelli, ci dobbiamo riscoprire figli di un unico Padre. Negli ultimi anni un po’ tutti ci siamo comportati come il figlio il prodigo, ci siamo allontanati da Lui, per paura o per ignoranza. Volevamo scoprire la libertà, senza renderci conto che la vera libertà è vivere insieme con il nostro Abba.
Infine, anche se ci sentiamo abbandonati, non dobbiamo smettere di credere in Dio. Sicuramente il nostro cuore è simile al cuore degli Apostoli durante l’ultima cena e la passione di Gesù: turbato e smarito. Non riusciamo a comprendere fino in fondo che dopo la passione e la morte del Signore c’è il terzo giorno della risurrezione. È proprio il terzo giorno la nostra speranza e la nostra forza, senza di lui nulla avrebbe senso. Attendiamolo come le vergini sagge, con le lampade accese e se anche tarda a venire confortiamoci gli uni con gli altri mantenendo sempre accesa la fiamma della nostra speranza, così nessuno di noi vivrà nel buio della disperazione.
Don Mario