Messaggio del parroco don Remigio Spiniello

Carissimi,

 

stiamo vivendo una situazione di  estrema difficoltà  e giorni segnati da  profonda sofferenza e timori. Ci troviamo, infatti, di fronte  ad un momento di grande provvisorietà e preoccupazione, nonché di grande prova anche per la nostra fede,  che sta toccando anche  la vita di molti di noi. Non potendo farlo dal pulpito della nostra Chiesa Madre, per l’impossibilità a celebrare l’Eucarestia in modo comunitario e di riunirci per vivere la Pasqua del Signore,  ho pensato di  inviarvi questo messaggio di saluto e di solidarietà. La supplica   di Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro, dinanzi ad una piazza vuota,  a volgere lo sguardo verso il Padre che ci ama sempre e soprattutto verso la croce, ha costituito un momento di forte spiritualità e di preghiera per invocare la fine della pandemia da COVID 19.

Nell’omelia  Papa Francesco ha  invitato tutti a ritrovare  motivi di fiducia e di speranza, a mantenerci  uniti  e sereni nella preghiera, perchè allarmati e disperati ci ritroviamo  “ Come  i discepoli del Vangelo (Mc 4,35…), presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa, e… pensano che Gesù si disinteressi di loro. Ma una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati. La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità; ci si rende conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati,  e  nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca…ci siamo tutti. Come quei discepoli che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono “Siamo perduti”, così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma  solo insieme. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo,  non si fa naufragio ”.

Il Santo padre ha poi affidato l’umanità al  Padre e implorato il Signore perché non ci lasci  in balia della tempesta. E’ tempo, dunque,  di non nasconderci dietro i nostri “ego”, ma  riscoprire l’appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza  come fratelli in Cristo.

In quanto sacerdote la mia vicinanza  si palesa soprattutto nella preghiera, ma se la vita  della comunità parrocchiale è ridotta, non è venuta meno, come Parrocchia,  la nostra comunione, che si è manifestata e  si manifesta  con una vigile attenzione verso le singole persone, soprattutto gli anziani, che non possono essere lasciati soli, gli ammalati, le persone fragili e le famiglie in difficoltà. La parrocchia, nel condividere il messaggio di Papa Francesco, nelle sue diverse figure come quelle del  parroco, degli operatori pastorali, dei catechisti, delle associazioni di volontariato, nonostante le difficoltà del momento, guarda al  prossimo.

Condivide  le comuni preoccupazioni e le crescenti inquietudini che si insinuano nelle famiglie e pone gesti di carità pastorale che servono a rendere concreta la vicinanza e il sostegno umano e spirituale.

Sono molte in questi giorni le iniziative  della Caritas parrocchiale, dei giovani volontari della Misericordia e dell’Anpas per risolvere alcuni problemi conseguenti al Covid 19, come la distribuzione e consegna a domicilio di pacchi cibo alla famiglie indigenti o per bisogni legati  alla consegna della spesa e/o ad alcune esigenze degli anziani e degli ammalati. Esprimo la mia personale vicinanza e di tutta la comunità parrocchiale a chi è in ospedale o in casa in particolare difficoltà. Siamo vicini come comunità cristiana a quanti operano nel campo della sanità, esponendo le loro persone al rischio contagio, a tutti coloro che sono impegnati nella tutela pubblica, e a quanti promuovono la ricerca scientifica in vista di individuare cure e vaccini adatti.

Se la dimensione delle funzioni religiose  sono venute meno, la dimensione della Carità non può invece venire meno. Iniziative  che servono non solo ad alleviare il bisogno contingente, ma a porre in essere anche  un messaggio fondamentale che va oltre il gesto pur nobile della beneficenza e che approda  alla realizzazione  di un progetto per il dopo pandemia. La comunità di Mirabella si rialzerà solo se darà  prova di compattezza nella solidarietà, nella condivisione  e nella responsabilità morale per evitare il rischio che i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.  Occorre evitare che gli effetti di questa situazione di emergenza ricadono fatalmente sui più deboli, a cui non deve venir meno la prossimità degli operatori, dei volontari delle comunità e delle Istituzioni.

Invito la Comunità tutta  a sentirsi famiglia unita e idealmente presente, ogni domenica, giorno del Signore , nella chiesa Madre, sotto la protezione della Beata Vergine del Sacro Latte, nostra Protettrice, che tante volte ha invocato la Misericordia del Figlio su Mirabella minacciata  da terremoti e flagelli. Ogni domenica, in Chiesa,   viene celebrata la Liturgia Eucaristica, fonte e culmine della vita cristiana, per sentirsi uniti nella preghiera. Per favorire la comunione  e la riflessione della Parola di Dio, ogni settimana viene proposta dal parroco, in collaborazione con un gruppo di giovani, una scheda per la preghiera e la meditazione personale e/o familiare, in sintonia con la liturgia del giorno.

Occorre  riscoprire  la dimensione della Chiesa domestica, recuperando una dimensione più personale e familiare della fede. Ogni famiglia cristiana  è una piccola comunità e quindi una Chiesa. Vi invito a recuperare  questa dimensione di Chiesa vivendo insieme un momento di preghiera ogni giorno, affidando a Maria e a suo Figlio le sorti della nostra condizione umana, affinchè possa riaccendersi la speranza nel cuore di tutti, sicuri che dopo questa tragedia possa rinascere una Comunità nuova di solidarietà e di prossimità.

Sia questo mio augurio: dalla paura, dall’angoscia, dall’oscurità della morte alla luce della Risurrezione.

Carissimi, nessuno ci rubi la gioia pasquale: buona Pasqua a tutti.

 

 Il Vostro  don Remigio Spiniello


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