Alfredo Racca e Gerardo Sirignano, insieme oltre il tempo

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La nostra vita è un indistinto puzzle costituito da una miriade di tessere, ognuna di esse rappresenta un singolo, impercettibile istante della nostra storia, che a guardarla singolarmente lascerebbe del tutto indifferenti, ma che nel complesso rivela l’immagine dei nostri anni e la forza dei sentimenti che li animano.

Molto spesso ricordiamo ciò che non abbiamo mai fatto, un saluto mancato, un’occasione perduta, la lenta disperazione dei giorni che passano uguali, i secondi che si tramutano in giorni e questi in decenni, eppure conserviamo stretti alcuni attimi, luccicanti come cristalli, che ci raccontano il vero significato del nostro viaggio e il legame profondo e inestricabile tra passato e presente.

La mente ha un dono che il nostro corpo non possiede, quello di proiettarsi negli anni perduti o di vagare nelle stagioni che verranno, è la coppia d’ali che alleggerisce il peso del nostro cammino, è la porta segreta che nessuno potrà mai richiudere.

Novembre si affaccia all’orizzonte con il suo sguardo color della pioggia, è il mese dell’attesa e delle memorie, è la stazione spoglia che preannuncia il treno colorato del Natale, è il manto crepitante delle foglie orfane di sole, novembre è il sorriso che svanisce dietro il silenzio di una giovinezza sfumata.

Una sera di novembre di tanto tempo fa, due ragazzi entrarono nel mio negozio per invitarmi a mangiare  una pizza tra amici e poi un gelato, facevano parte di un gruppo che stava organizzando degli allestimenti natalizi per addobbare le strade di Mirabella, dipingendo degli alberi di compensato, si riunivano nei locali sottostanti la Torretta, allora inutilizzati.

Scambiammo qualche parola ed io fui costretto a declinare l’invito perché ero impegnato a sistemare della merce, loro mi salutarono cordialmente con la promessa che avremmo passato una serata insieme nei giorni a venire.

Allora non potevo sapere che non li avrei rivisti mai più!

Quei due ragazzi si chiamavano Alfredo Racca e Gerardo Sirignano e in quella stessa maledetta sera del 29 novembre 2002 la loro vita e tutte le loro giovanili speranze furono annientate in un terribile incidente stradale.

La mattina dopo, andando al lavoro, fui fulminato dalla notizia della loro scomparsa; ricordo lo sgomento di un paese prostrato da un dolore troppo grande e innocente da poter essere sopportato, ricordo il silenzio che come nebbia aveva avvolto ogni cosa e benché siano passati undici anni da allora e la vita non abbia smesso di soffiare vento gelido sul mio cuore, io li rivedo ancora oggi aprire quella porta e sorridermi.

Non ci sono termini che possano esemplificare la tragedia di quell’evento, né frasi che possano tentare di lenire l’assurdo vuoto che hanno lasciato quei due ragazzi negli abbracci mancati delle loro famiglie e dei tanti amici che li portano nel cuore, nessun pensiero potrà mai scalfire la montagna di silenzio che hanno lasciato nella nostra comunità e in questo mese, che prelude all’inverno, raccontandoci per sempre il loro sorriso.

Alfredo e Gerardo erano due ragazzi semplici, sinceri, amici d’infanzia che vivevano la comunità con consapevolezza sociale ed umana e la loro prematura scomparsa rappresenterà sempre un giorno buio per tutti quelli che li hanno amati e  pianti.

E’ impossibile poter accettare un avvenimento del genere, molto spesso si dice che il tempo cancelli ogni ferita eppure tutti questi anni non sono riusciti a scolorire la nitida immagine della loro allegria e la cristallina genuinità della loro amicizia; la loro mancanza è tangibile dentro di noi e nelle strade autunnali di questo Paese, ricoperte di foglie ingiallite e di memorie.

Lo scorso Natale, quegli stessi alberi decorati sono stati esposti per le strade di Mirabella, è stato solo un caso, eppure nel decimo anniversario della loro scomparsa un segno della loro presenza ha colorato l’atmosfera magica di dicembre, riportando nei nostri cuori la luce infinita dei loro sguardi sinceri.

Ogni anno durante la tirata del Carro molti amici indossano una maglia che sul braccio sinistro porta uno piccolo stemma che li ricorda, è un gesto discreto e delicato che evidenzia un legame al di là del tempo.

La nostra vita è costellata di eventi ma illuminata da emozioni, sensazioni che sfuggono agli occhi ma non al cuore, la nostra vita è un profumo breve che soffia delicato sul vento del sempre e ci colora l’anima di una pienezza che sfugge alla mera realtà di tutti i giorni.

Mi piace pensare che la morte non sia riuscita a portarci via le spalle forti e rassicuranti di Alfredo e il sorriso dirompente e vivace di Gerardo, che in qualche modo, in una consapevolezza che trascende la fede e la ragione, loro siano accanto a noi eppur senza generare ombra ci passeggino accanto vegliando sui nostri pensieri e sul nostro domani.

Mi piace pensare che rispetto alle cosmiche dimensioni temporali dell’universo ottanta o venti anni non siano altro che una briciola di tempo al cospetto dell’eternità e che la loro giovinezza infinita ci strapperà infine un dolce sorriso quando i nostri capelli bianchi ci riporteranno alla loro vicinanza ed al calore della loro compagnia.

Nell’infinita miseria delle mie parole, nel rispetto assoluto del dolore dei fratelli Roberto e Antonio che mi hanno donato la delicata preziosità dei loro ricordi, nella più assoluta vicinanza alle lacrime dei loro genitori, ho voluto soltanto raccontare la storia di due ragazzi, uniti da un’amicizia indissolubile, che per un destino incomprensibile trovarono la morte prima che il futuro aprisse le ali ai loro sogni, cristallizzandoli in un’eterna giovinezza che, dopo tutti questi anni li lascia illibati dalle offese del tempo.

Ho voluto parlare del dolore della perdita e del calore del ricordo, perché tutto questo tempo non ha avuto la forza di cancellare il loro dolce viso e mai riuscirà a farli morire nel nostro cuore.

Sono trascorsi undici anni eppure non passa novembre senza che io li riveda aprire la porta del negozio, salutarmi allegramente e stringermi la mano… questo oceano di stagioni, scandito dalla distanza siderale che ci separa, non riesce a dividerci.

Massimo Lo Pilato


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