CARMINE DE BENEDETTO : NOBILUOMO E MEDICO D’ALTRI TEMPI

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Da tanti anni non lo si vedeva nelle strade del paese, non solo perché ormai in pensione, ma anche perché una malattia inesorabilmente invalidante lo aveva costretto a rimanere nel chiuso della sua casa, sotto le affettuose ali protettive della sua famiglia. Apprendere della sua dipartita, pur se da tempo purtroppo attesa, è stato molto triste per buona parte dei suoi concittadini, soprattutto per quelli che hanno avuto il piacere di conoscerlo e sono stati a lungo da lui assistiti.

Il dottore Carmine De Benedetto è stato infatti per molto tempo uno dei medici più stimati e apprezzati della nostra cittadina. Nato a Mirabella il 20 agosto del 1925, aveva conseguito la maturità classica presso il liceo di Dentecane e il 17 marzo del 1953 si era laureato in medicina presso l’Università di Siena. I primi anni di attività li aveva svolti a Casalbore come medico condotto e poi, tornato a Mirabella, era diventato da allora il medico di tantissime famiglie eclanesi.

Il dottore De Benedetto aveva fatto della sua professione una ragione di vita, amava quel lavoro che era un punto fermo della sua esistenza, del suo essere persona, valori che comunicava con il suo quotidiano impegno, la sua pazienza e le sue qualità. Il solo vederlo arrivare infondeva grande fiducia nel paziente a cui era sempre capace di trasmettere serenità anche quando la condizione fisica rilevata era preoccupante.Non c’era bisogno di sollecitarlo più di una volta. Quando veniva chiamato a casa accorreva appena possibile e, se la situazione che aveva riscontrato lo impensieriva, ritornava spontaneamente. Non era raro vederlo, di buon mattino, girare per le strade del paese con la sua cinquecento blu, prima dell’orario delle visite nel suo studio, perché doveva accertarsi dello stato di salute di quei pazienti che il giorno prima avevano richiesto il suo intervento.

Era un medico che ha sempre svolto la sua professione con bravura e intuito senza l’aiuto delle moderne tecnologie, ma soprattutto senza fretta e senza orario. Anche quando veniva chiamato di notte arrivava repentinamente ed era capace di rimanere a lungo presso l’ammalato, fino a che la situazione non tornava sotto controllo. Per questo è inimmaginabile pensare al dottore De Benedetto come moderno medico di base che, dopo aver chiuso l’ambulatorio, se vi è un’emergenza invia il suo paziente ad altri medici, i quali magari conoscono la malattia ma non conoscono il malato, svilendo quel rapporto personale e di fiducia che egli da sempre privilegiava.

Non si è mai risparmiato il dottore De Benedetto, prendendo a cuore e stando vicino anche ad ammalati che non erano suoi assistiti. Con la sua dolcezza riusciva a dare conforto a quanti dovevano fare i conti con la sofferenza e col dolore e la sua umanità lo portava a recarsi nei giorni di festa presso le abitazioni di pazienti in difficoltà per far sentire la sua affettuosa vicinanza, soprattutto in occasione delle grandi ricorrenze, giornate in cui maggiormente si avverte il disagio della propria condizione.

Di carattere schivo, mai presenzialista, all’indomani del catastrofico terremoto dell’ottanta si fece coinvolgere dalla situazione di grande emergenza che stava vivendo il nostro paese e accettò di presentarsi nella lista civica “Il trattore”, risultando il più votato tra i candidati. Non era però quella la sua vocazione, infatti pur essendo il primo eletto si fece ben presto da parte, facendo incosapevolmente spazio ai nuovi arrivisti del potere. La sua politica era quella di portare con grande discrezione il suo aiuto a chi ne aveva bisogno, rivestendo per davvero il ruolo del medico di famiglia, quelle famiglie di cui diventava di volta in volta il confidente, l’amico e come spesso amava dire anche l’assistente sociale.

Grazie, carissimo dottor Carmine, per tutto quello che avete fatto per i vostri concittadini, per la dedizione al vostro lavoro, per la qualità della vostra professione, per le parole buone e di conforto che avete sempre saputo trovare e, personalmente, per l’affetto paterno percepito dal vostro sguardo di uomo nobile e profondamente buono.

Mirabella vi ricorderà con rimpianto e vi annovererà tra i suoi figli più meritevoli e illustri.

DUEMME


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