Mirabella Eclano, un borgo e la sua memoria
Ogni volta che la terra trema la mente degli Irpini ritorna a quella sera, al 23 novembre di 36 anni fa. L’orologio è fermo alle 19 e 34, l’aria è calda, troppo calda, la terra viene scossa da un terremoto di 6.9 gradi della scala richter, una magnitudo del X grado della scala mercalli la sua forza distruttiva.
L’intensità del sisma viene realmente compresa solo durante la notte, quando le linee telefoniche permettono di chiedere e gridare aiuto. “Fate presto” intitola il Mattino a due giorni dal sisma, le province di Avellino, Salerno e Potenza sono in ginocchio.
L’elenco dei morti tocca la soglia tragica delle 3.000 vittime, 9.000 feriti e di circa 300 mila senza tetto.
Porta le mani al volto, in un gesto di disarmante impotenza, l’allora Presidente della Repubblica Pertini e con lui tutti gli Irpini. Mirabella Eclano paga il suo doloroso tributo.
Da quel momento si riversano in Irpinia migliaia e migliaia di lire per la ricostruzione dei borghi. Nel paese eclanese i danni più evidenti riguardano il centro storico, quel centro medioevale da sempre orgoglio della cittadina, via Eclano e i suoi vicoli già duramente provati dal terremoto del 1930 e da quello del 1962, che comportò lo spostamento di interi nuclei familiari a “Rione Italia”.
Una zona nuova, dunque, lontana dal centro, lontana dalla condivisione della vita comunitaria, lontana dalla Chiesa Madre, fulcro di religione e vita. Si registrano al tempo più casi di disagio sociale, i cittadini erano stati privati del loro mondo, strappati con il sogno di una casa ai loro vicoli, alla compagnia, al vociare. Con il terremoto dell’80 ancora una volta si svuota l’anima del paese e per quasi 30 lunghissimi anni container ospitano alcune famiglie nei pressi di Pianopantano.
Nessun piano regolatore, nessuna programmazione urbanistica volta ad una rinascita coordinata dell’antico centro urbano. Si perde in quella sera di 36 anni fa la fisionomia di un’architettura colta, ancora leggibile nelle testimonianze fotografiche degli anni antecedenti ai vari eventi sismici.
Nel tempo vengono ristrutturate egregiamente le Chiese e viene posta una pronta attenzione al patrimonio storico-artistico. Ma le persone, l’animo delle persone viene curato? Quando 90 secondo ti strappano tutto, ci si lega strenuamente ai ricordi, ai luoghi custodi delle memorie comuni e se quei luoghi scompaiono sfumano inevitabilmente le immagini. Si priva così, lentamente, un borgo della propria memoria storica e si registra un dato che ancora oggi porta, inevitabilmente, a riflettere: le amministrazioni locali non hanno riportato mai nessun cittadino nel centro urbano, intere abitazioni crollarono e le loro luci si spensero per sempre in quella sera di 36 anni fa.
E allora cambia morfologicamente Mirabella Eclano, nuove zone edificabili, nuovi centri di commercio, ma l’auspicio é imperituro, rivedere il suo cuore pulsare fortemente, il centro di un borgo è e rimane l’anima dei suoi cittadini. “Fate presto” ieri come oggi.
Désirée Risolo