Dubbi e perplessità rilevanti sul progetto “Opere di difesa e protezione alla mitigazione del rischio idrogeologico di via “Fontanelle”, ce ne parla l’ingegnere Giovanni Giusti
Sempre in merito al progetto “Opere di difesa e protezione finalizzate alla mitigazione del rischio idrogeologico di via della Rinascita, via Borgo, strada comunale di raccordo alla S.P. 84, via Fontanelle e delle infrastrutture contermini”, con il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, abbiamo intervistato l’ingegnere Giovanni Giusti.
Le indagini e le consulenze sono corrette e tecnicamente ineccepibili?
«La mia risposta si basa sui documenti ufficiali prodotti dall’UTC per le gare d’esecuzione e di servizi d’ingegneria. L’elemento centrale dei documenti, più volte ripetuto, è la relazione geotecnica, elaborata dal Prof. Ing. Armando Lucio Simonelli. La relazione dice che le indagini geotecniche sono consistite in 11 sondaggi a carotaggio continuo, nella prima fase, in 4, nella seconda fase. Sono stati installati 6 piezometri a tubo aperto e, complessivamente, 9 tubi inclinometrici, 5 nella prima, 4 nella seconda. Il modello geotecnico del sottosuolo è stato ottenuto mediante la lettura delle carote e i risultati delle analisi di laboratorio geotecnico. Questa fase è avvenuta secondo norma ed ha portato alla caratterizzazione geotecnica degli strati del sottosuolo. Le letture ai piezometri e agli inclinometri sono avvenute in due periodi dal aprile 2010 al luglio 2011 e dal gennaio 2013 al settembre dello stesso anno. La campagna d’indagini è arricchita da letture ai fessurimetri, installati sugli edifici interessati dalla frana. Invero, i risultati delle misurazioni ai piezometri e agli inclinometri producono domande e dubbi più che dare certezze, ma, sotto certi aspetti, questo è normale in geotecnica. L’elemento che colpisce è l’estrema sinteticità dell’esposizione: alle misure piezometriche è dedicata una mezza paginetta, altrettanto, con qualche diagramma, alle inclinometriche. Si nota, però, un continuo rinvio a relazioni del 2011 e del 2013, che non fanno parte della documentazione posta a base delle due gare (di esecuzione dei lavori e di direzione dei lavori)».
Quali sono i dubbi, quali le domande?
«La prima domanda concerne l’interruzione del monitoraggio; nella relazione non v’è spiegazione. La seconda verte sul rimando a relazioni già presentate, che non si comprende perché non facciano parte del progetto. La relazione dà attenzione alle misure ai fessurimetri, molto maggiore di quella prestata alle misure piezometriche e inclinometriche. Le misure piezometriche sono riassunte nella figura 5.5 ed occupano uno spazio temporale che va dal maggio 2010 al luglio 2011. Esse sono state svolte con sufficiente continuità solo negli ultimi mesi, dal marzo 2011 al luglio 2011, mentre, in precedenza sono occasionali e, quindi, poco significative. Dalla lettura del paragrafo 5.3. si trae che la falda ha subito, nel periodo delle osservazioni, una riduzione anche dell’ordine di 5m, fino a stabilizzarsi a profondità tra 9 e 10.80m. Le misure inclinometriche raffigurate sono rilevate agli inclinometri 0, 2, 6 e 9 installati nell’area EST nel 2012 e 3 in quella OVEST e sono state effettuate nel periodo gennaio – settembre 2013; anche in questo paragrafo 5.4. si rimanda ad un rapporto del 2013. Importanti sono le raffigurazioni 5.1 e 5.2: la prima riporta i vettori spostamento ai tubi inclinometrici S4 e S6, la seconda ai tubi S3 e S5. I vettori spostamento cumulato di S3 e S5 segnalano uno spostamento verso il basso di 52.00mm e 7.80mm. L’inclinometro S4 presenta uno spostamento complessivo rappresentato da un vettore, di modulo 21.40mm e verso monte (ossia verso la sommità del pendio), mentre quello di S6 di 15.50mm verso OVEST. La risposta di S4 è fisicamente inammissibile, quella di S6 pone il seguente interrogativo: se il tubo è posto a monte della paratia che sostiene il belvedere, come fa a spostarsi e di tanto e in una direzione dov’è impossibile che vada? A dire il vero anche il rapporto tra i vettori misurati in S3 e S5 appare dubbio: se è vero il segnale di S3, non si spiega la ridotta entità segnalata da S5. Molti dubbi genera la sequenza SN6-SN2-SN9, tubi inclinometrici collocati approssimativamente lungo la stessa linea di massima pendenza. SN6 segnala una rottura a 14m con deformazioni degli strati, SN2 evidenzia un piano di rottura a 25m ed un moto di traslazione rigido dell’ammasso, SN9, più in basso, sostanzialmente nulla. Le domande che si pongono sono: a) Com’è possibile che SN6, collocato più o meno sul piano del belvedere si muova senza che la struttura di sostegno non evidenzi alcunché? b) Com’è possibile che un movimento traslativo si blocchi appena dopo la strada della Rinascita, al punto che SN9 è sostanzialmente fermo? La domanda più importante riguarda la costanza degli spostamenti. SN6 e SN2 evidenziano spostamenti dell’ordine di 10cm al mese, tranne nel periodo aprile-maggio 2013, dato che appare inspiegabile senza avere a disposizione piezometri un po’ più raffinati di un tubo aperto, ad esempio Celle Casagrande. Non si spiega perché la velocità sia costante nei mesi estivi, e, se il movimento è provocato dalla falda con tetto a -9m -10m, perché essa si riduce nel periodo aprile-maggio».
Mi pare che il numero dei dubbi e delle domande sia rilevante. Le chiedo: quale ruolo ha avuto la perdita dell’acquedotto? Come si fa da un’indagine che non chiarisce a produrre un progetto così corposo che disegna opere imponenti?
«Dalla relazione, in particolare dall’analisi delle misure piezometriche, si deduce che v’è stato un repentino abbassamento della falda superficiale. La risposta, di buon senso, sta nel dire che qualcuno ha chiuso la falla dell’acquedotto e l’acqua in eccesso è andata via per filtrazione, fino a che, come le misure presentate registrano, il tetto della falda si è stabilizzato a profondità tra 9 e 10m. Un’evoluzione affatto naturale. Il dato, che ha colpito il consulente geotecnico, è l’esistenza di movimenti, quasi costanti, a profondità rilevanti. Di qui, la decisione, che, per esperienza, affermo non poter essere del solo consulente, di avviare la progettazione di opere per abbassare il tetto della falda profonda. D’altra parte, si sarebbero dovuti tenere in giusto conto altri elementi, che rendevano le misure non pienamente rappresentative ed inducenti ad una decisione d’intervento corposo. La prima è il troppo breve periodo di osservazione (gennaio-settembre 2013), poi, il rilevamento di spostamenti anche nel periodo estivo (si tenga conto che le falde raggiungono il loro punto basso in novembre-dicembre), la mancata correlazione degli spostamenti rilevati ai dati dei piezometri e delle piogge (esistono correlazioni probabilistiche), non ultimo la mancanza di un rilevamento topografico con sensori di posizione sul terreno. A mio umile, anzi molto umile, avviso, si sarebbe dovuta riorganizzare l’indagine e prolungare l’osservazione, una volta osservato che il fattore d’innesco, l’apporto d’acqua dall’acquedotto, era stato bloccato. Faccio un’ultima osservazione. Se la falda profonda provoca un movimento traslativo profondo, fino a 25 metri, vuol dire che siamo in presenza di un fenomeno che coinvolge un’area vasta, forse l’intera collina: ciò dovrebbe indurre a progettare un monitoraggio corposo. In questo quadro, se così fosse, un intervento massiccio, ma puntuale, potrebbe ottenere obiettivi diversi da quelli che ci si prefigge di raggiungere».
ben. bla.