La “Via Crucis”vivente eclanese… dietro le quinte
Salve ragazzi, piaciuto il nuovo taglio della rubrica?
So che non mi risponderete mai, così lo prendo come un consenso assenso e continuo sulla stessa linea.
Provo a raccontarvi come, a volte, possa essere facile e casuale ritrovarsi a fare foto per un reportage. Con piacere mi sono ritrovato ad essere uno degli attori della “Via Crucis” vivente, nel ruolo di San Pietro per la precisione, che si è tenuta lo scorso 12 aprile presso il parco archeologico “Aeclanum”.
Così, insieme ai vestiti dell’epoca, ho portato con me la “mia” inseparabile macchinetta e scattando scattando durante la fase dei preparativi mi son reso conto che stavo raccogliendo del materiale interessante.
Mi son detto: “Perché non mostrare ciò che accade dietro le quinte? Tutti ora vedranno la rappresentazione, ma che ne sanno di cosa sta accadendo qui?”
Così ho continuato, tenendo un atteggiamento molto leggero, senza grandi pretese, ho colto l’occasione per fare qualche ritratto o catturare ciò che stava avvenendo.
Tornato a casa ho scaricato il materiale ed ho subito pensato di proporlo alla Redazione.
Ora con tutto questo cosa voglio dire?
Che a volte la possibilità di fotografare e raccontare l’abbiamo proprio sotto il naso, che può capitarci per fortuna e diventare pianificazione. Infatti dalla prossima edizione magari proverò anche a scattare durante le prove, in modo che il racconto diventi sempre più ampio e completo. E ciò ovviamente non vale solo per questo caso, ma può essere applicato in genere ad un progetto che vi può nascere da un pensiero o da un evento fortuito. Magari avete un’amica ballerina e decidete di fare le foto ad un suo saggio di danza, allora potreste pensare di fare anche i preparativi, gli allenamenti o riprenderla durante una sua giornata normale e alla fine vi ritroverete con una serie di fotografie che raccontano di lei… attraverso il vostro occhio ovviamente.
Ora vi lascio a questa piccola galleria che non ha molte pretese, se non la speranza che riesca a raccontarvi un po’.
Ah! Sicuramente vorreste chiedermi perché in bianco e nero e non a colori? Perché il bianco e nero è la caratteristica dei reportage? Perché fa più effetto?
Per quanto mi riguarda nulla di tutto ciò, semplice scelta stilistica, anche se alcune foto rendevano più a colori, ma per omogeneità del racconto…
Vabbè, vi lascio alle foto.
Annibale Sepe