Nicky, il suo ricordo oltre un insostenibile destino

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Le stelle cadenti graffiano il cielo d’estate con la loro scia di luce e incantano il nostro sguardo per un attimo prima di spegnersi in un impenetrabile notte, così il sorriso di Nicky ha attraversato il cielo delle nostre vite e si è spento troppo in fretta nella irreale pace della prima sera di luglio.

Il suo cuore ha continuato a battere e a lottare per nove interminabili giorni prima di cedere al silenzio, momenti, istanti lunghi come millenni per cercare di accettare la ferita inattesa di un insostenibile destino, nove impossibili lapidi di tempo dal giorno del suo quattordicesimo compleanno, nel quale, per tragiche fatalità, era rimasto vittima di un annegamento.

La storia della sua famiglia, del padre Lucio, della madre Marietta e della sorella maggiore Dayana, emigrati dall’Albania all’Italia da oltre un decennio, ha rappresentato  una splendida pagina di integrazione all’interno della nostra comunità, a testimonianza che appartenere ad un luogo vuol dire amarlo e rispettarlo e non necessariamente esserci nato.

Insieme ai suoi familiari e a tutti i suoi parenti che hanno sperato, sino all’ultimo istante, di risvegliarsi da questo atroce incubo, l’intera città di Mirabella si è stretta intorno a questo infinito ed inspiegabile dolore, con rispetto e preghiera, cercando di dare sostegno ed aiuto in ogni modo.

Un oceano di pensieri e di riflessioni si è riversato nei social network a testimoniare l’affetto che tutti provavano per questo elegante ragazzino che amava il calcio e che, con la sua educazione e la sua gentilezza,  era riuscito a conquistare l’amicizia di un’intera collettività.

Un evento così straziante non può essere raccontato, non servono le parole a delineare i tratti di una tragedia che ha rabbuiato le strade del nostro paese e cancellato l’estate dai nostri cuori; soltanto le lacrime ed il cupo silenzio dei tantissimi adolescenti che hanno partecipato al corteo funebre possono manifestare l’indicibile assurdità di dover dire addio ad un amico e dover proseguire da soli l’impervio cammino della vita, in un’età nella quale la morte dovrebbe essere ancora il personaggio di una fiaba e non una presenza così prossima da riuscire a percepirne l’orribile gelo.

Ci sono attimi che cambiano l’intero corso della nostra esistenza, sono attimi che ci raccontano violentemente la caducità del nostro esistere e ci restituiscono la nostra vera essenza, quella d’essere foglie agitate da un vento ignoto e lontano, padrone di un autunno che può ingiallirci senza ragione, senza preavviso.

Quello che resta oggi del nostro Nicky è un banco vuoto alla sessione d’esame per il diploma di terza media che lo attenderà per sempre e le scarpette da calcio che non potrà più indossare, insieme a tutti sogni e a tutti i giorni futuri tramutati in cenere nel dolore di chi lo ha conosciuto e che porta oggi, nello scrigno della memoria,  il soffio delicato delle sue parole perdute.

Ci sono innumerevoli verità che cercano di dare un senso al cuore in tumulto per la  subitanea scomparsa del suo sguardo, tante ragioni con le quali cerchiamo di forzare la gabbia del dolore, generata da una storia così ingiusta e spietata ma forse l’unica verità che resta, oltre il silenzio inabissato nelle lacrime, è che in quella piscina, insieme ai suoi giovani anni, alla sua gentilezza e alla forza dei suoi sogni, sono annegati tutti i nostri cuori.

Quest’estate passerà e un vento leggero attraverserà il selciato umido per ricordarci il ciclico involversi delle nostre storie e delle parole che tramutano gli eventi, i luoghi e le persone in emozioni. La vita busserà prepotente al portone della quotidianità per chiederci di riprendere il cammino delle stagioni che si rincorrono, il cammino indifferente che le persone chiamano realtà.

Oltre questo infinito dolore, il mio cuore mi spinge a credere che nel silenzio del tempo, che spoglierà gli alberi per narrarci il miracolo di rinascita che si cela dietro l’apparente immobilità dell’inverno, qualcosa di Nicky supererà l’inevitabile caducità della sua breve ed intensa corsa sui prati verdi dei nostri anni migliori, qualcosa che sfugge all’anima orfana del suo sguardo sincero e che continuerà a vibrare nei nostri passi sul mondo, nei giorni variopinti di speranze ed emozioni.

Devo pensare e credere che i suoi occhi, oggi, abbiano l’ampiezza del cielo che si spalanca oltre le spalle curve delle colline e che la sua anima respiri l’istante immutabile che ignora il tramonto.

Voglio credere e sognare che abbia semplicemente dismesso l’abito con il quale passeggiava attraverso i vicoli delle nostre vite per tornare ad essere ciò che in fondo siamo tutti prima e dopo questa parentesi irrisolta del vivere: una delicata e inesauribile luce.

Massimo Lo Pilato


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