Con il fumo… negli occhi
Lo scorso 31 maggio è stata celebrata, come ogni anno, la “Giornata Mondiale senza Tabacco” promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Proprio mentre leggevo delle diverse iniziative presenti un po’ in tutte le parti del mondo alcuni interrogativi, forse inusuali, hanno suscitato la mia curiosità. Innanzitutto mi sono chiesto come sia nato il tabagismo e, soprattutto, a chi e come fosse venuto in mente di bruciare delle foglie e di aspirarne il fumo.
Facendo un po’ di ricerche ho scoperto che le prime informazioni sul fumo provengono dal diario di bordo di Cristoforo Colombo datate novembre 1492: «quando sbarcammo sul continente, incontrammo molte persone che tenevano in mano e succhiavano un carbone acceso ad una estremità. Altre persone facevano lo stesso con delle erbe, per gustarne il profumo. Questa specie di moschetti, come noi li chiamavamo, venivano detti nella loro lingua tabago».
Sembra che ad importare per primo il tabacco in Europa sia stato il frate Romano Pace e per tutto il 1500 il tabacco si diffuse velocemente negli stati europei. Nel mondo diplomatico, invece, l’introduzione del tabacco si deve all’ambasciatore portoghese Jean Nicot che ne portò in dono a Caterina de’ Medici una pianta pensando che avesse delle proprietà curative. La nicotina, uno dei principali e più dannosi componenti del fumo, deve il suo nome proprio a tale ambasciatore.
Già nel 1600 gli stati d’Europa, cominciando da Inghilterra e Francia, decisero di sfruttare il vizio del fumo, ormai così diffuso, costituendo i Monopoli e controllando il commercio del tabacco che conobbe la sua età dell’oro nel 1700. Proprio durante questo secolo infatti nacque la prima sigaretta fatta a mano mentre nel 1880 fu messa a punto la prima macchina industriale capace di produrne migliaia al giorno.
Solo dopo le due guerre mondiali cominciò ed essere chiara l’azione dannosa del fumo per la salute delle persone e negli ultimi cinquant’anni sono stati accumulati numerosi dati che purtroppo non lasciano alcun dubbio in merito. Le sostanze generate dalla combustione della sigaretta, infatti, provocano seri danni a vari livelli. Per quanto riguarda l’apparato respiratorio si assiste al peggioramento del sistema muco-ciliare con possibilità di infiammazioni ed infezioni, accentuato rilascio di enzimi lesivi che provocano la distruzione del parenchima polmonare, aumento delle manifestazioni asmatiche ed invecchiamento precoce del sistema polmonare con possibilità di trasformazioni cellulari e sviluppo di formazioni tumorali.
Gli stimoli irritativi agiscono anche sulle prime vie aeree, sul cavo orale e sull’esofago per cui il fumatore sarà più soggetto allo sviluppo di faringotonsilliti e laringiti sia acute che croniche, displasia del cavo orale, della laringe e dell’esofago con la possibilità, non remota, di sviluppo di tumori maligni. In più il fumo diventa causa concatenante dell’eziologia dell’ulcera peptica e facilita l’insorgenza di ulcera gastrica e duodenale.
Dal punto di vista cardiocircolatorio si determinano l’aumento della frequenza cardiaca e dell’aggregazione piastrinica, per effetto della nicotina, ed un’inadeguata ossigenazione del muscolo cardiaco, dovuto al monossido di carbonio. Il fumo inoltre comporta rischi per il feto ed i bambini, infatti, i neonati di madri fumatrici non solo hanno un minor peso alla nascita ed un aumentato del rischio di infezioni a carico dell’apparato respiratorio inferiore ma presentano anche una mortalità perinatale più elevata. Inoltre le donne fumatrici presentano menopausa precoce e frequenza più elevata di osteoporosi.
Secondo stime recenti attualmente in Italia fuma il 21% della popolazione, poco meno di 11 milioni di persone rappresentate dal 26% dei maschi e dal 16% circa delle donne. L’età media di inizio è 17,7 anni ma circa il 14% dei fumatori inizia purtroppo prima dei 15 anni. Il trend dei fumatori fortunatamente è in discesa (circa il 7% di fumatori in meno rispetto al 2003) e di sicuro una parte del merito deve essere attribuito alla legge Sirchia (art.51 della Legge n.3 del 16 gennaio 2003). Tale legge prevede multe salate per i trasgressori con sanzioni che crescono se si fuma in presenza di donne in gravidanza o di bambini fino a dodici anni e, sebbene non sia nata per far smettere di fumare bensì per tutelare e proteggere i cittadini dai danni del fumo passivo, si può sostenere con certezza che abbia decisamente cambiato in meglio le abitudini degli italiani. Appare chiaro, infatti, come il divieto di fumare nei luoghi pubblici, con la sola eccezione dei locali riservati ai fumatori, per molti ha rappresentato un incentivo a gettar via le sigarette.
Smettere di fumare però non è affatto semplice e molti sono i problemi relativi a tale decisione, disagi che ovviamente risultano di entità maggiore in funzione del grado di dipendenza dalla nicotina. Si possono infatti presentare nervosismo, impellente desiderio di fumare (craving), frustrazione e rabbia, insonnia, difficoltà di concentrazione e, in alcuni casi, anche aumento del peso.
Attualmente i centri anti-fumo mettono a disposizione dei fumatori un supporto specialistico che va dalla terapia farmacologica, in grado di annullare tutti i disturbi a cui va incontro chi smette di fumare, al sostegno psicologico, attraverso terapia cognitivo-comportamentale individuale o di gruppo. Purtroppo tra quelli che provano a smettere di fumare senza assistenza medica più del 95% dei casi ricomincia.
L’ultima moda per combattere l’abitudine al fumo è senza dubbio quella della sigaretta elettronica, dispositivo che consente ai fumatori di inalare vapore provando un sapore ed una sensazione simili a quelli percepiti inalando il fumo di tabacco di una sigaretta tradizionale evitandone però le componenti cancerogene.
Ma siamo certi che la sigaretta elettronica non danneggi essa stessa la salute e che serva effettivamente come ausilio per smettere di fumare? Secondo gli esperti allo stato attuale non è possibile dare risposte sicure in merito in quanto non vi è alcuna garanzia sulla sua reale efficacia e, soprattutto, non è stato effettuato nessuno studio clinico sufficientemente ampio a tale scopo.
Negli USA è illegale pubblicizzare le sigarette elettroniche mentre recenti dati provenienti dal Giappone hanno evidenziato che durante il loro funzionamento alcune di queste sigarette possono generare composti carbonilici dannosi per la salute. Oltretutto grande incertezza nasce anche dal “mercato selvaggio”, non regolato, di questi dispositivi e dal fatto che ad oggi risulta impossibile definirne il contenuto in quanto il fabbricante non è tenuto a dire come vengono costruiti. Per cui non vi è standardizzazione né regolamentazione e se da un lato è verosimile l’ipotesi che la sigaretta elettronica possa essere un aiuto a chi decide di smettere di fumare e faccia meno male rispetto alle sigarette tradizionali, dall’altro non esistono prove certe sulla sua dannosità o meno a lungo termine.
A prescindere dalla strategia utilizzata, la prima ragione per smettere di fumare è senza dubbio ridurre la possibilità di sviluppare disturbi e/o patologie e quindi vivere meglio e più a lungo. Un fumatore infatti perde in media un numero di anni pari alla metà del numero di sigarette fumate al giorno.
Se volessimo tralasciare l’aspetto economico (non meno importante) i benefici per chi smette di fumare si manifestano già dopo una settimana ma diventano realmente apprezzabili dopo qualche anno, a volte con la possibilità di ristabilire una situazione perfettamente normale. Partendo dal presupposto che se non si ha rispetto di se stessi non si potrà mai predicare il rispetto per gli altri, posso sostenere che non fumare è intelligente ma lo è ancora di più smettere.
“Fumare. Uno s’illude di favorire in questo modo la meditazione, ma la verità è che fumando disperde i pensieri come nebbia, e tutt’al più fantastica, cosa molto diversa dal pensare” (Cesare Pavese)
Lino Moscato