Il Museo d’Arte Sacra? E’ un’opera incompiuta!

Foto Museo Arte Sacra

Sono trascorsi 5 anni dall’inaugurazione del Museo d’Arte Sacra, ubicato nel complesso monumentale delle confraternite di S. Prisco e del SS. Rosario. Era l’aprile del 2009, in periodo di piena campagna elettorale per le amministrative.

Non sta a noi dire se quell’inaugurazione sia stata o meno una trovata da campagna elettorale, tuttavia denunciamo che il museo risulta essere di fatto incompiuto a ben 5 anni dal taglio del nastro.

E’ il caso della sala dell’Exultet, fiore all’occhiello del museo. Molti ricorderanno le cerimonie ufficiali che accompagnarono il ritorno dell’antico rotolo pergamenaceo a Mirabella Eclano, a seguito di una “cattività” presso la biblioteca nazionale di Napoli durata circa mezzo secolo.

Ebbene, tutt’ora, gli ambienti del Museo di Arte Sacra ne espongono solo una “brutta copia”,  in quanto sprovvisti delle apparecchiature per il controllo ed il condizionamento del microclima necessario a preservare l’Exultet e le antiche pergamene, attualmente non esposte per il suddetto motivo.

Che gli ambienti non siano dotati di efficienti sistemi di condizionamento e deumidificazione dell’aria è ben visibile a livello dei pavimenti in plexiglass che permettono di ammirare le strutture del sottosuolo, quali l’antica fornace per la lavorazione del bronzo (sec.XIII-XIV) e le fosse granarie (sec.XVIII). Al di sotto delle superfici emerge periodicamente una coltre di condensa che rischia di minare l’integrità dei reperti.

Alle problematiche relative al controllo del microclima, si aggiungono il malfunzionamento dei sistemi di illuminazione delle bacheche, l’inefficienza dell’impianto di videosorveglianza, la necessità di adeguare il sistema antincendio ad oggi inattivo, oltre che l’incompletezza degli impianti elettrici. Manca, inoltre, la convenzione tra il Comune e la Parrocchia S. Maria Maggiore per la conduzione del museo.

C’è molto da fare, dunque, affinché l’opera possa dirsi di fatto completata.

A distanza di cinque anni la storia si ripete, ad essere inaugurato è stavolta  il Museo Archeologico che sarà ubicato nell’ormai ex Auditorium parrocchiale, già chiesa dell’Annunziata.

Oggi come 5 anni fa in piena campagna elettorale, si consegna alla cittadinanza un’opera di indubbia valenza storico-culturale, “cavallo di battaglia” delle amministrazioni comunali che si sono susseguite da decenni. Su questa nuova e promettente opera  non mancano, tuttavia, delle perplessità.

A quanto ci risulta dagli atti, le teche che esporranno i cimeli dell’antichità romana provenienti dagli scavi archeologici di Passo di Mirabella, sono state ricavate (e riadattate) dagli espositori di un esercizio commerciale attualmente dismesso.

La vicenda ha connotati di ‘pirandelliano umorismo’. Il fatto che i reperti provenienti dalla colonia romana di Aeclanum debbano essere riposte su mensole che un tempo esponevano piatti e servizi da thè trasmette un senso tra il ridicolo ed il grottesco. Eppure il Comune ha già provveduto in questo modo, il tutto con il placet della sovrintendenza ai beni artistici, culturali ed archeologici di Avellino-Benevento-Salerno.

Basti pensare che nella Delibera di Giunta comunale n.35 del 12 febbraio scorso si legge che, nell’allestimento del museo archeologico, è prevista «la realizzazione di vetrine espositive opportunamente realizzate(!?) per esporre reperti di pregio (…) nonché soluzioni suggestive (!?) che possano permettere la lettura sia del contenuto che del contenitore…».

Insomma, ci sfuggono i reali intenti espressi nella delibera e ci chiediamo se tutto ciò sia un episodio della serie “spendingreview” o un ulteriore schiaffo alla cultura ed al buon gusto.

Infine, riportiamo la questione della fontana di ghisa di via Eclano (1887) raffigurante una personificazione dell’ “Italia turrita”. Detta fontana, nonostante un intervento di restauro avvenuto nel 2009, ha subito in questi anni un rovinoso processo di deterioramento e corrosione. L’Amministrazione comunale è corsa ai ripari con una nuova operazione di restauro tutt’ora in corso ed affidato stavolta- si spera-  a mani esperte, affinché si possa riportare il monumento al suo consueto aspetto e conservarlo intatto per il futuro.

Carmine Bruno


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