“BENE COMUNE PER MIRABELLA” Candidato a Sindaco Antonio Sirignano
Il dottore Antonio Sirignano, Consigliere comunale uscente dell’attuale Amministrazione, ha deciso di “rompere” con la compagine del primo cittadino Vincenzo Sirignano e con la lista “Bene Comune per Mirabella” punta allo scranno più alto del Palazzo di Città.
Dopo dieci anni di amministrazione, si dice oggi pronto e maturo per un reale cambiamento e per un ruolo più centrale come quello di primo cittadino.
Quali sono, secondo lei, in questo momento le reali necessità della Comunità di Mirabella Eclano?
«Secondo me sono due momenti che camminano insieme: uno è il sociale e uno è l’occupazione. Il sociale perché dobbiamo ricostruire la rete del paese in termini umani che, in questo momento storico dominato dalla virtualità, risulta un po’ atterrata: il confronto umano e le relazioni sono abbattuti dalle piazze virtuali dei social network. Bisogna, dunque, potenziare la fitta rete di associazionismo già presente sul territorio, che ora è in sofferenza. Riguardo invece all’altro punto, il lavoro, ritengo che il Comune non possa inventare grandi operazioni di occupazione, altrimenti ci prenderemmo in giro. Ciò che è possibile, invece, è riorganizzare i servizi comunali. Se prendessimo tutti questi servizi che regaliamo a pioggia sul territorio, come taglio erba, gestione cimitero, etc., che attualmente appaltiamo, e li organizzassimo in una società “pubblico-privata” in cui protagonista è il Comune al 51% e al 49% i privati in possesso di partita iva si farebbe “azienda” insieme, con un notevole risparmio di denaro pubblico. Per quanto riguarda il consorzio dell’Unione dei Comuni, Mirabella è stata già riconosciuta Comune capofila, diventando punto di riferimento per tutta la media Valle del Calore. In questo sento anche un po’ di campanilismo… beh, perdonatemi, ma penso che un po’ di sano egoismo possa aiutarci in questo periodo a darci una ventata di trasporto in più in termini economici. Mi aspetto, inoltre, occupazione anche dal P.I.P. (Piano Insediamenti Produttivi, ndr), anzi dirò di più: se verrò eletto, io mi impegno, entro un mese dall’elezione, a riassegnare i 20 lotti già accordati tre anni fa, sui quali nessuno ha messo niente e per i quali nessuno ha ancora versato un euro al comune. Se le ditte non vogliono costruire allora si rifarà un nuovo bando».
Cosa intende fare, eventualmente, all’inizio del mandato? Quali sono i punti cardine del suo programma?
«Il personale in quanto ritengo che il Comune ha bisogno di essere riorganizzato in termini di risorse umane: bisogna istituire un soggetto preposto al controllo del corretto svolgimento delle mansioni da parte dello stesso. Il suo compito sarà capire quanto rende il singolo e distribuirlo secondo le esigenze. Un altro punto è l’occupazione, che ritengo debba nascere da interventi soprattutto privati, che vanno incentivati, dare una marcia in più a chi ha voglia di fare ancora impresa. Abbiamo poi la riorganizzazione dei servizi comunali che ad oggi creano troppo spreco in termini economici: l’obiettivo è quello di fornire un servizio di qualità magari a costi minori. L’idea di fondo è quella del “comune-impresa”: i servizi devono essere equi rispetto a ciò che si spende e il più leggeri possibile per le tasche dei cittadini. Ho già parlato dell’importanza che riveste l’associazionismo per l’intensificazione della rete umana del paese. Altra cosa che intendo fare è organizzare dei meccanismi di informazione per informare il cittadino di quello che accade nel Comune. In più bisognerebbe strutturare dei fondi dedicati allapovertà: individuare, attraverso i servizi sociali, le persone in difficoltà e far giungere loro un contributo economico in cambio di una prestazione al Comune, istituendo i così detti “voucher del lavoro”. Ci deve essere, insomma, uno scambio equo. Infine, creare un fondo per il centro storico, istituendo una convenzione “cittadini-comune” affinché si possa ridare linfa vitale al cuore del nostro paese. Una mia idea particolare è quella di fare di via Eclano una “via dei mestieri”, rivalutando soprattutto l’artigianato che nei tempi passati era il fiore all’occhiello della nostra cittadina».
Vuole proseguire sulla strada dell’uscente Amministrazione comunale o puntare al cambiamento? E in che modo?
«La domanda rivolta a me è particolare, nel senso che uno che ha fatto dieci anni di amministrazione con il vecchio gruppo non può parlare né di continuità né di cambiamento. Abbiamo amministrato secondo il momento storico, magari in quel momento era giusto in quel modo. Non è che ciò che è stato fatto prima è sbagliato. Oggi credo che ci sia bisogno di dare un taglio diverso alle cose. Sicuramente mi aspetto il cambiamento, e per questo ho voluto mettere su una squadra nuova. Non ci sarà continuità perché non condivido molti dei percorsi intrapresi dalla vecchia amministrazione, farò una politica totalmente nuova con obiettivi nuovi, quindi non credo di legare il mio percorso a ciò che è stato fatto in passato, voglio portare una proposta innovativa sicuramente più efficace di quella che è adottata negli ultimi anni».
Qualcuno, però, potrebbe accusarla di essere poco credibile come promotore del cambiamento…
«Questi dieci anni mi sono serviti come esperienza e formazione…non sono una persona che dalla sera alla mattina pensa di poter amministrare un paese. La credibilità nasce proprio dalla conoscenza della macchina amministrativa che ho sviluppato in questi anni. Considerare la questione anagrafica come discriminante per la credibilità di una persona credo sia un’idea molto arretrata. L’Amministrazionecomunle dalla quale provengo ha immaginato di fare un progetto politico che progetto non è, pensando ad una ripartizione, tra gli Assessori uscenti, del potere decidendo alla fonte il tutto; prima che andassimo al voto avevano già deciso cosa immaginassero fare: chi l’Assessore, chi il Sindaco, chi il vice Sindaco… senza preoccuparsi né dei progetti né dei percorsi da intraprendere e dimenticandosi della gente. Ci proponevano questa cosa solo perché numericamente potevamo essere forti insieme, a me non è piaciuto questo perché voglio la partecipazione della gente; proprio per questo, dal canto mio, avevo azzardato persino l’ipotesi di tenere delle elezioni primarie. Non ho mai voluto un “governo tecnico” per cui ho dato da subito la mia non disponibilità alla cosa».
Passando ad altro…può illustrarci i criteri che hanno portato alla selezione dei candidati?
«Abbiamo cercato persone che conoscessero i problemi reali del paese. Si tratta di persone che vivono Mirabella Eclano. Sicuramente abbiamo seguito il criterio di novità: i dodici scelti dovevano essere slegati da certe logiche amministrative e certe vecchie compagini; ma soprattutto il criterio della voglia: la nostra marcia in più rispetto agli altri è la qualità e l’entusiasmo nel voler fare il bene del paese. Rispetto agli altri abbiamo la presunzione di dire che abbiamo qualcosa in più: la voglia e l’entusiasmo di fare le cose. Tutti, chiunque vincerà, vuole far rinascere Mirabella Eclano, ma noi siamo carichi di voglia».
In conclusione… lei cosa si augura per Mirabella?
«Mi auguro che tra venti anni, noi figli di quei genitori che con sacrificio hanno investito in questo paese, non ci pentiremo di quello che abbiamo fatto e della scelta di restare. Vogliamo costruire un Paese che ci possa garantire nel tempo».
Fabiola Genua
Antonella Tauro