“Quello che le donne non dicono…”
Navigando sul web sono rimasto particolarmente colpito dall’immagine piuttosto forte adottata dalla Fondazione ANT (Associazione Nazionale Tumori) per la sua campagna di sensibilizzazione alla prevenzione: la Gioconda di Leonardo completamente priva di capelli. L’impatto è stato notevole soprattutto perché nell’immagine vengono messi subito in evidenza gli sconvolgimenti che il cancro porta con sé e, di conseguenza, la sua grande influenza sulla vita delle persone. Lo scopo degli ideatori è stato quello di stravolgere l’immagine della Monna Lisa proprio come un tumore fa con la storia di chi ne viene colpito ma, al tempo stesso, mettere in evidenza come, superato il colpo d’occhio iniziale, l’opera non perde nulla del suo valore e della sua unicità. A tal proposito, in occasione della settimana Nazionale della Prevenzione Oncologica (13-21 marzo) e della festa della donna, ho reputato doveroso affrontare un tema molto delicato per il gentil sesso come quello del tumore al seno.
Da Afrodite ad Artemide l’immagine del seno è stata sempre intimamente legata ad un principio primordiale di fecondità e nutrimento; si tratta quindi di un organo carico di significati sia per la funzione di allattamento sia per il ruolo che riveste come simbolo di coniugalità e di erotismo. Nella malattia neoplastica, però, l’interpretazione cambia completamente: gli si attribuisce un significato negativo al quale si aggiunge la perdita di un’immagine di donna bella e sana, con profonde ferite narcisistiche.
Dal punto di vista epidemiologico il carcinoma mammario è una delle neoplasie più diffuse nel mondo con una forte incidenza nei paesi nord-americani e nell’Europa nord-occidentale. Negli ultimi anni l’incidenza della neoplasia è tendenzialmente aumentata in virtù del maggior impiego di apparecchiature che ne consentono la diagnosi precoce. Si tratta di una patologia correlata all’età con un’incidenza che cresce gradualmente raggiungendo un picco intorno al cinquantesimo anno di vita; da questo punto in poi l’incremento, sebbene persista, è molto meno pronunciato. In Italia si stimano circa 30.000 nuovi casi ogni anno con incidenza più elevata nelle regioni settentrionali rispetto alle regioni meridionali (dati ANT). Purtroppo, come accade per molte malattie, le cause del tumore al seno allo stato attuale non sono del tutto conosciute ma sono stati identificati molteplici fattori di rischio che concorrono al suo sviluppo.
Il tumore al seno per il 10% dei casi è ereditario, legato cioè alla presenza nel DNA di alcune mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2 che fungono, per così dire, da oncosoppressori, capaci cioè di codificare una proteina che impedisce alle cellule di crescere e dividersi troppo rapidamente ed in modo incontrollato. Un’eventuale mutazione di questi specifici geni farebbe perdere il controllo del ciclo cellulare con la possibilità che possa originarsi un tumore. Secondo il National Cancer Istitute circa il 12% delle donne nella popolazione generale svilupperà un cancro al seno durante la loro vita contro il 60% delle donne che hanno ereditato una mutazione in BRCA1 o BRCA2. Inoltre una storia familiare di carcinoma, soprattutto se in parenti di primo grado, aumenta il rischio di malattia rispetto alla popolazione generale. Fattori certi di rischio sono rappresentati anche da menarca precoce e menopausa tardiva a causa della lunga esposizione dell’epitelio ghiandolare mammario all’azione proliferativa degli estrogeni e così anche per quanto riguarda il ruolo dei contraccettivi orali il cui rischio negli ultimi anni si è ridotto grazie alle nuove formulazioni a basso contenuto di tali ormoni. Il rischio aumenta quando ci sono assunzioni prolungate in giovane età mentre l’allattamento, al contrario, sembra essere associato ad un rischio ridotto di malattia. Anche l’obesità gioca un ruolo importante in quanto il tessuto adiposo è la maggior fonte di estrogeni nella donna in menopausa.
Con un’adeguata e opportuna anticipazione diagnostica le possibilità di prevenire il tumore al seno salgono ad oltre il 90% ma, a tal proposito, risulta fondamentale sottoporsi ad esami specifici a seconda dell’età. Innanzitutto l’autopalpazione che rappresenta l’esame grazie al quale tutte le donne possono individuare eventuali noduli duri e/o anomalie come variazioni di forma o dimensioni della mammella, infossamenti o retrazioni della cute, cambiamenti di aspetto della pelle o del capezzolo. Eseguire periodicamente questo auto-esame consente a ciascuna donna di conoscere il proprio seno e, sebbene si possano generare spesso delle preoccupazioni o dei falsi allarmismi, sensibilizzare le donne sull’autopalpazione significa incoraggiarle a non aver paura di scoprire un nodulo, a rivolgersi al proprio senologo per qualsiasi dubbio e a concedersi un momento per riflettere sull’importanza della prevenzione. La visita senologica, poi, andrebbe effettuata almeno una volta all’anno a partire dai 25-30 anni con eventuale ecografia mammaria che consente di individuare la presenza di formazioni all’interno del seno. La mammografia, che attualmente resta il metodo più efficace per la diagnosi precoce, dovrebbe essere eseguita almeno una volta all’anno per tutte le donne dai 40 anni in su poiché permette di poter intervenire quando il tumore è ancora piccolo e ben localizzato. Per le donne con più di 50 anni, invece, è sempre consigliabile l’adesione ai programmi di screening per il carcinoma mammario che hanno lo scopo di poter effettuare la diagnosi precoce di tale malattia.
Un ruolo importante è quello rivestito dall’alimentazione in quanto è stato dimostrato che un regime alimentare corretto potrebbe ridurre l’insorgenza di diversi tipi di tumore, tra i quali quello al seno, del 30% soprattutto attraverso la limitazione del consumo di carne, in particolar modo quella rossa, e degli zuccheri. Un buon effetto protettivo invece è determinato dalla frutta fresca e dalle verdure, soprattutto dalla famiglia delle Brassicacee (broccoli, cavoli, verze). Va però sottolineato che gli alimenti in quanto tali non sono necessariamente causa di tumori, tuttavia l’abitudine all’assunzione di quantità eccessive o errate metodologie di cottura possono trasformare un alimento in origine buono in uno “cattivo”. Anche il regolare esercizio fisico riduce il rischio di sviluppare un tumore al seno: esso aiuta infatti a mantenere il peso forma, favorisce l’aumento delle difese immunitarie e stimola la produzione da parte del nostro organismo di sostanze anti-ossidanti in grado di neutralizzare i radicali liberi.
Curarsi e guarire dal tumore al seno è oggi possibile, sempre maggiore è infatti il numero di donne che dopo aver superato la malattia riprendono il loro ruolo di mogli, madri e lavoratrici. Una delle preoccupazioni maggiori delle donne trattate per un tumore al seno è che la malattia ritorni ma è importante capire che anche la prevenzione della recidiva passa attraverso la diagnosi precoce: le donne operate per un tumore al seno devono eseguire periodici controlli clinici e radiologici anche per contrastare i possibili effetti collaterali dei trattamenti medici e chirurgici. La riabilitazione poi non è solo fisica ma anche sociale quindi non bisogna aver paura di ricorrere ad un supporto psicologico per superare un evento così sconvolgente.
“Un tumore cambia la vita. Non il suo valore” (Slogan campagna della Fondazione Ant Italia Onlus)
Lino Moscato