Con il giornalista Antonio Emilio Caggiano, emozioni e curiosità dalla sala stampa Rai di Sanremo
Il nostro concittadino e amico Antonio Caggiano è da anni giornalista delle reti Rai nell’ambito della Comunicazione e delle Relazioni Esterne. Molti di noi lo incontrano spesso per strada; partenze e rientri non lo hanno allontanato dall’assidua presenza nella nostra amata comunità. La sua vita è scandita da una carriera senza sosta all’insegna della professionalità e dall’acquisizione di innumerevoli competenze.
Il suo background di esperienze lavorative nell’ambito della comunicazione mediatica profila un librum vitae ricolmo di note di merito, che gli permettono da anni di assurgere a incarichi e a ruoli primari come caporedattore e direttore di diverse riviste e quotidiani a diffusione sia che territoriale che nazionale.
Collaboratore del “Mattino di Napoli” e de “La Gazzetta dello Sport”, direttore de “Il giornale di Avellino” e de “Il Pianeta Terra”, rivista mensile delle energie rinnovabili.
Dai mezzi di divulgazione cartacea alle emittenti televisive private e nazionali il passo è breve.
Caggiano è una firma ormai nota, consolidata e stimata all’interno delle redazioni Rai dei programmi più importanti (I Fatti Vostri, Mi Manda Rai Tre, Festa Italiana) del piccolo schermo.
Nel suo bagaglio interculturale di scelte professionali, non si fa mancare di essere autore, nel 2007, di “La Notte dell’Agorà”, su Rai Uno, serata per l’incontro di Benedetto XVI con i giovani, e di sperimentare la conduzione di una trasmissione radiofonica, nel 2005, insieme a Pietro Mennea, su “Nuova Spazio Radio” di Roma.
La sua ultima, recente avventura ce la racconta così, tra incontri e interviste in modalità ON: Trasferta Rai – Destinazione: Sanremo 2014.
Da quanti anni vivi l’emozionante avventura dell’attesissimo Festival di Sanremo?
«Quello appena concluso è stato il mio quarto Sanremo, ma non credo sia una ripetizione di cose già viste e già fatte, perché si tratta di quattro emozioni uniche, ognuna distinta e diversa dalle precedenti. Ho vissuto i due Sanremo di Gianni Morandi e i successivi due di Fabio Fazio, sempre occupandomi della comunicazione istituzionale e ufficiale del Festival, con l’Ufficio Stampa Rai».
Quale atmosfera si respira nella città dei fiori sotto i riflettori di tutti i media?
«Il mio lavoro per il Festival parte molto tempo prima rispetto ai cinque giorni dedicati alla manifestazione e alla gara canora. Questo significa che a Sanremo io debba essere presente qualche giorno prima dell’inizio del Festival. Ho quindi la possibilità di vedere come salga l’attesa, come si trasformi la città soprattutto per via di chi arriva a Sanremo per i più svariati motivi: dalla voglia di curiosare alla caccia al big, dal desiderio di farsi inquadrare dalle telecamere alla voglia di stupire, oppure semplicemente per passeggiare, per godere del clima mite, della buona cucina. Insomma, il Festival è un’occasione speciale per Sanremo. Un appuntamento ormai radicato, con un matrimonio che dura da 64 anni. Nei giorni che precedono il Festival, Sanremo è una città “quasi” normale, con un bel passeggio lungo Corso Matteotti, trasformato in area pedonale dal sindaco Zoccarato, con gli stand dei negozi di abbigliamento messi in strada nel fine settimana che precede il Festival (tempo di saldi), con la possibilità di trovare posto in un buon ristorante anche all’ultimo momento. Ti accorgi che qualcosa di importante stia succedendo dai manifesti dei cantanti che affollano tutti gli spazi pubblicitari della città e soprattutto dal grande movimento che c’è attorno al Teatro Ariston, dove i lavori fervono fino all’ultimo secondo e dentro e fuori il Palafiori, dove trovano spazio tutte le iniziative legate a “Casa Sanremo” e dove c’è la seconda sala stampa Rai, dedicata a Lucio Dalla, pronta a ospitare i 600 giornalisti delle Radio e Tv private accreditati al Festival. Il lunedì che precede il Festival è l’ultimo giorno di calma. Dal giorno dopo è un crescendo continuo di gente in strada, di presenze in teatro, di iniziative che si susseguono, fino al clou del sabato, la serata finale, in cui è quasi sconsigliato farsi un giro in strada, sotto l’Ariston, se hai i minuti contati».
Cosa ne pensi della Direzione artistica di quest’anno?
«A me il Festival è piaciuto per quanto riguarda la scelta delle canzoni in gara, sia dei big, ma soprattutto dei giovani. Del resto, quando si ha la fortuna di avere a disposizione l’immensa esperienza di un grande come Mauro Pagani, ex flautista e violinista della PFM, uno che ha collaborato con Fabrizio De Andrè, Gianna Nannini, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Massimo Ranieri, Luciano Ligabue, eccetera, eccetera, eccetera, credo sia una garanzia per la qualità».
Parlaci di “Lucianina” Littizzetto. E’ un portento anche dietro le quinte?
«Lucianina, come scherzosamente la chiama Fazio, alla fine del Festival era stanca fisicamente. Ha trascorso giorni frenetici nei quali anche mangiare diventava problematico. Alla prese tra interviste, il rito della conferenza stampa quotidiana delle 12, le prove, il trucco, le riunioni con gli autori, e le cinque serate in cui è sempre sembrata fresca come una rosa, non so come abbia fatto a resistere. Eppure, dietro le quinte, non è stata mai scostante, mai una parola fori luogo, mai un atteggiamento da star, sempre carina e disponibile con tutti. È una grande professionista».
Cantanti: curiosità e stravaganze di alcuni dei partecipanti in gara.
«Che sia un ambiente molto scaramantico, lo si sa. Posso dire solo che Rocco Hunt distribuiva mini corni rossi antijella, che c’è chi ha indossato gli stessi calzini per tutte e cinque le sere del Festival, ma non rivelerò il nome neanche sotto tortura, che Arisa non sopporta i tacchi alti… e lo si è visto…»
Arisa, vincitrice con “Controvento”. Reale o studiata la sua reazione dopo il verdetto?
«Arisa…. È così».
Come hanno vissuto gli addetti ai lavori quei momenti di panico nei quali la protesta dei due lavoratori sembrava potesse realmente sfociare in tragedia?
«C’è stata un’iniziale incredulità, poi ha preso il sopravvento la voglia di capire chi fossero quei due e perché avessero messo in scena una protesta simile».
Quale canzone, secondo la tua esperienza, merita il successo fuori dal Teatro Ariston?
«A parte le prime tre classificate che stanno girando tantissimo sulle radio, credo che ci ritroveremo la canzone di Noemi in tutte le animazioni dei villaggi estivi, già mi pare di sentirli…. “bagnati dal sole o o”… poi credo che sia molto ballabile la canzone di Giuliano Palma e, siccome amo i Tiromancino, mi piaceva molto la canzone di Riccardo Sinigallia, quella esclusa dal Festival e anche la canzone di Francesco Sarcina, che ho conosciuto quando era frontman delle Vibrazioni».
Caro Antonio ti porgiamo un ringraziamento speciale, riservandoti un invito senza data a future e amichevoli collaborazioni.
Anna Esposito