Il commercio a Mirabella Eclano? Da polo fiorente a polo sfiorito! Il presidente dell’ASCAA, Vincenzo Imbriano, evidenzia i punti critici e le soluzioni
L’attività commerciale nella città di Mirabella Eclano, presente già dall’800, ha rappresentato il volano del sistema socio-economico locale. Pensiamo alla Fiera della Candelora dedicata alla realtà rurale dell’epoca, polo commerciale per l’acquisto e la distribuzione dei beni del mondo rurale; evento di grande importanza, per il quale non si è perseguito quanto necessario per seguire la sua evoluzione, decretandone così la graduale scomparsa, con relativa perdita di una tradizione e di tutte le opportunità che da essa conseguivano.
A poco a poco, quindi, sia le vicissitudini nazionali che quelle locali hanno mancato nel porre le basi necessarie a produrre prospettive di breve-medio-lungo termine per il settore commerciale, artigianale, agricolo, sia per incapacità che per cattiva volontà.
Le Amministrazioni Locali che si sono succedute negli anni non hanno saputo dare le giuste risposte, risposte che richiedevano sicuramente dinamicità come ogni evoluzione porta con se, e non staticità. Dove per dinamicità intendiamo, partendo dalla consapevolezza della necessità di mantenere il passo con i tempi e quindi individuare nuove opportunità , misure quali campagne, eventi ed ogni altra iniziativa utile che poteva sicuramente essere pensata, confrontata, realizzata al fine di non far “morire” una realtà che poteva rappresentare ricchezza culturale ed economica capace di garantire solidità sia di radici che di qualità della vita.
E’ mancata anche la collaborazione tra Cittadini e Istituzioni perché evidentemente, ancor prima, è mancata la solidarietà tra gli operatori del settore che non hanno ritenuto possibile cooperare per un interesse comune.
A tal proposito è importante evidenziare una “pecca” nella mentalità italiana caratterizzata dalla erronea convinzione dell’esistenza di lavori migliori e peggiori, di rilevanza sociale e non. La Storia ci insegna che il Lavoro, qualunque esso sia, nobilita l’uomo; questa affermazione, da sempre da tutti noi citata, evidenzia che è il Lavoro fine a se stesso ad essere importante non il tipo di lavoro.
Di conseguenza non ha alcun senso di esistere la concezione secondo la quale il lavoro manuale possa essere meno importante di quello mentale. Entrambi comportano sacrifici e difficoltà e pertanto vanno riconosciuti come egualmente importanti.
In virtù di questa erronea concezione, quindi, in molti settori tra cui quello commerciale sono stati tramandati, di padre in figlio, concetti, tali da determinare scelte lavorative diverse dei figli rispetto all’attività familiare, che hanno determinato l’impoverimento di questi settori lavorativi per arricchire le fila di altri settori che oggi come oggi sono in forte esubero. Il grave errore commesso è stato non rendersi conto dell’esistenza delle basi per determinare un salto di qualità, ad esempio per il settore commerciale fiorente sul territorio, dalla realtà Commerciale a quella Imprenditoriale!
La non volontà di reinvestire i propri guadagni in loco per dar vita ad un vero e proprio centro di attività capace di mantenere e magari aumentare il prestigio economico-sociale del nostro territorio. La mancanza di una vera solidarietà tra gli operatori del settore che avrebbe potuto rappresentare una grande forza per il raggiungimento di traguardi importanti.
In questo modo le forti realtà economiche che caratterizzavano il nostro paese sono andate via via scomparendo e Mirabella Eclano, da paese ricco e benestante, con un’economia a carattere locale che muoveva un indotto capace di dare benessere a tutti i cittadini, con l’esternalizzazione dei capitali è, a poco a poco, diventata una deserta periferia non più in grado di offrire né vita economica, né sociale ai suoi cittadini, inducendo ovviamente i suoi abitanti a decidere di spostarsi per una vita migliore.
L’ASCAA (Associazione Commercio, Artigianato, Agricoltura) nella persona del Presidente Vincenzo Imbriano, non ha mai mancato di evidenziare i punti critici e di prospettare possibili soluzioni al problema, alle istituzioni locali. Ma non c’è mai stata risposta concreta in tal senso.
Le attività continuano a chiudere e ce ne saranno altre entro la fine dell’anno. Ciò determina un effetto a catena quali perdita di posti di lavoro, mancanza di servizi con conseguenti disagi di spostamento, riduzione del supporto bancario con ulteriore penalizzazione per le attività che ancora resistono.
Non si riesce più ad accettare l’dea di un paese artificiale: senza negozi, senza servizi, mancante di ogni percezione di naturalità e spontaneità, dove si creano solo difficoltà per le persone anziane che si trovano a vivere i disagi degli spostamenti per usufruire di quanto necessario ma anche per i giovani che, come dicevamo poc’anzi, devono essere costretti ad emigrare perché in loco non c’è la capacità e la volontà di cambiare le cose per il bene di tutti.
Al contempo, il Presidente Imbriano, auspica sicuramente una inversione di rotta, che si possa avere la volontà concreta, da parte di tutti, di attivarsi in tal senso, di dare il proprio sostegno, chiarendo che tutto ciò non ha nulla a che vedere con puri interessi di settore che sarebbero, alla lunga, fini a se stessi e non produrrebbero certo vantaggi rilevanti, ma con la consapevolezza che al Commercio è collegato tutto ciò che può migliorare la qualità della vita… di tutti.
Clorinda De Feo