Analfabetismo informatico: le difficoltà quotidiane dei giovani, degli adulti ma soprattutto degli anziani
Scrivere per “La Fenice on-line”, mi ha riavvicinato, come prima cosa, alla lettura. Ho riscoperto libri e autori ormai dimenticati da molti anni. Ma ha anche sortito un altro effetto, credo di aver imparato nuovamente ad ascoltare, o almeno, noto con maggior attenzione ciò che dice la gente.
Nei discorsi, al lavoro o davanti al bar, vengo colpito da frasi e interpretazioni della vita di tutti i giorni, che prima mi sfuggivano, per supponenza o per superficialità.
Così come sono stato colpito, nello scorso scritto, da una frase su facebook, questa volta il “la”, mi è venuto da una considerazione di un amico sulle difficoltà, soprattutto per gli anziani, ma anche per giovani e adulti, nell’affrontare l’informatizzazione della vita di tutti i giorni.
Per analfabetismo informatico (digital illiteracy)“…si intende l’incapacità delle persone di operare mediante un computer, di leggere, scrivere e reperire criticamente informazioni in internet. Il grado di analfabetismo informatico può variare a seconda dell’età, sesso, religione, abitudini e nazione. Un analfabeta informatico non è solo chi non conosce la tecnologia, ma anche l’individuo che ignora la terminologia di settore, essendo questa ampiamente utilizzata da tutti”.
Secondo l’Istat, rapporto riferito al 2009, in Italia ci sono oltre un milione e settecentomila giovani, tra i 15 e i 29 anni che non hanno mai utilizzato il pc negli ultimi dodici mesi.
La percentuale è quasi doppia nell’Italia meridionale rispetto a quella settentrionale, e circa quadrupla tra i figli di operai, rispetto a chi ha genitori manager o professionisti. La mancata disponibilità di un computer in casa e di linee di connessione a banda larga rappresentano ulteriori ostacoli.
Sempre secondo questo rapporto Istat, tra i 6 e i 17 anni, solo 4 ragazzi su 10 utilizzano il pc a scuola, mentre una ricerca Nielsen, sempre riferita al 2009, afferma che solo il 55% degli italiani usa internet. I cosiddetti “nativi digitali” ne costituirebbero, secondo la ricerca, la maggioranza. Dati recenti, riferiti al 2012 prospettano un quadro sostanzialmente immutato.
Quali siano le cause dell’analfabetismo informatico è presto detto, mancano le infrastrutture e la connessione a banda larga, il servizio ADSL non è diffuso in molte aree cosiddette rurali del paese, il wireless trova oppositori perché potrebbe generare elettrosmog e infine mancano le figure professionali per la formazione.
Non mancano le difficoltà anche per i nativi digitali. E’ vero che i nostri figli nascono e crescono avvolti dai terminali elettronici, imparano prestissimo ad utilizzare gli schermi touch o le tastiere, si collegano alla ‘Rete’ con facilità, ma non sono “competenti digitali”: utilizzano strumenti con grande velocità e abilità ma lo fanno, nella maggioranza dei casi, dentro un sostanziale analfabetismo.
Il digital divide (divario tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso) non accenna a ridursi. Uffici postali super informatizzati in cui gli impiegati, in grave difficoltà già per se stessi, hanno ordine tassativo di non aiutare l’utenza, anziana o meno che sia.
Appuntamenti per visite specialistiche prenotabili solo on-line, Enti che rilasciano determinate informazioni solo on-line e cosi via, fino ad arrivare agli uffici delle varie amministrazioni locali o meno, peggiorano una situazione di per se drammatica e di cui nessuno sembra interessarsi a livello istituzionale.
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