Piazze e strade affollate sono solo un ricordo… c’era una volta il “Bar”… E’ anche colpa dei social network?
Il tempo macina ricordi, il costume rottama modi e abitudini, anche le più consolidate. Prigionieri in una rete di innovazioni, viviamo forse inconsapevoli della rivoluzione che il digitale apporta a qualsiasi aspetto della nostra vita.
Ogni attività culturale o sociale, qualsiasi tipo di comunicazione è subordinata e direi a volte anche falsata dall’uso ossessivo degli strumenti che si sostituiscono ai loro fruitori.
Siamo pronti a twittare e con disinvoltura postare notizie sulla nostra vita privata ovunque, pur di apparire, di essere per un attimo protagonisti della rete; siamo i personaggi che creiamo su facebook o su twitter, dove spesso si finge o raramente si è troppo sinceri ed in qualsiasi caso regaliamo al mondo l’immagine di copertina del social di turno, dove riconoscere o farsi riconoscere diventa un’impresa.
Guardiamo il mondo attraverso la rete, non c’è nulla di reale o di obiettivo, la comunicazione verbale è solo un lontano ricordo, così come tante delle nostre abitudini scomparse a favore di attività per lo più virtuali.
Come siamo cambiati? E come è cambiato il nostro paese?
Strade affollate, bar popolati, iniziative sociali sono immagini di un tempo andato.
Mirabella Eclano è per tradizione un paese amante, per così dire, del caffè: le passate generazioni, infatti, sono ‘cresciute’ davanti ai bar, dove si trascorrevano intere giornate a condividere qualsiasi tipo di discussione ed emozione.
Come dimenticare gli storici baristi che hanno fatto ‘storia’ nel nostro paese: ognuno dei quali caratterizzati da un loro particolare che li distingueva che diventavano punto di riferimento sociale.
Alcuni locali sono storia… ricordiamo il bar del signor Pacifico, presso via S. Angelo, conosciuto per la sua gelateria dove si poteva gustare un ottimo prodotto artigianale (che ancora oggi è possibile trovare grazie alla nuova gestione); le domeniche d’estate, infatti, per le famiglie eclanesi rappresentava una tappa fondamentale.
Come dimenticare il caro Luigino Sirignano, con il suo bar (attualmente gestito nello stesso straordinario modo dalle sue figlie) simbolo di cortesia e gentilezza.
Lo stesso Bar Nuovo, a me familiare, è stato il locale dello sport, primo punto Tele +, dove si ritrovavano tutti i tifosi delle varie squadre di serie A per condividere insieme le domeniche sportive, quando ancora i vari abbonamenti privati non avevano invaso le nostre case. Il calcio nazionale era l’evento del fine settimana e il bar era il luogo che lo ospitava: si trascorreva l’intero pomeriggio a tifare, perché allora il risultato delle partite era importante non tanto per la propria squadra del cuore ma soprattutto si sperava di cambiare la propria vita realizzando un bel tredici al totocalcio.
Negli occhi e nel cuore le immagini di strade e bar pieni di vita, di giovani che socializzavano in ogni luogo: non avevano la play ma al suo posto un super-santos tra i piedi; non possedevano cellulari di ultima generazione ma solo l’opportunità di chiamare il proprio amico o la propria ragazza dalla postazione telefonica pubblica, situata in qualche piazzetta; si usciva per incontrarsi davanti ai bar o nei centri storici, perché era l’unico modo di vedersi o sentirsi; rioni affollati ed il mercato domenicale diventava luogo di ritrovo per tantissime persone, anche dei paesi limitrofi.
Oggi ci sono ancora molte di quelle attività, altre hanno lasciato il posto a nuovi commercianti che sono nello stesso modo bravi e saranno anch’essi ‘storia’ di quartieri e rioni ma si trovano a convivere in un’epoca gestita dai new media che impigriscono i giovani, incollati agli schermi dei social dove è possibile creare bar virtuali, centri sportivi, gruppi privati di adolescenti, che magari abitano a pochi metri di distanza, rinunciano ad uscire per comunicare dai comodi divani di casa.
Uno dei pochi input sono le varie aree wi-fi free localizzate nei punti nevralgici del paese che stimolano le persone ad uscire per incontrarsi almeno virtualmente dalla piazza.
Anche Mirabella Eclano offre questo servizio ai suoi cittadini. Infatti comodamente seduti sulle panchine della Torretta, ci si può collegare ‘gratis’ con il mondo intero. Il più delle volte si vedono giovani che anziché parlare tra loro, si isolano con i propri smartphone, ma almeno scelgono di twittare dalla panchina della piazza anziché dalla propria abitazione.
Se la televisione nata intorno al 1950 fu considerata, dopo la diffusione di massa, una dei problemi principali per la mancanza di dialogo nelle famiglie italiane, oggi il digitale, la rete hanno invaso totalmente tutti gli ambiti della comunicazione.
L’unica cosa che sembra fermare questo legame morboso con le nuove tecnologie è ancora la voglia dei giovani di ritrovarsi a parlare e vivere la propria socialità fisicamente con gli altri. Un sorriso, un abbraccio o una rovente discussione con il prossimo, sono il sale della vita, anche se spesso lo dimentichiamo, appiattiti e sopraffatti dalla convinzione che internet riesca a darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Così c’è ancora chi sceglie il proprio locale (bar, pub o pizzeria) per raccontarsi e per socializzare. Ad esempio, le nuove generazioni eclanesi di baristi stanno ripercorrendo antiche tradizioni: offrono l’opportunità ai giovani di incontrarsi per seguire il calcio, per ascoltare musica o per gustare prodotti esclusivi e genuini.
Intanto, dalla piazza si sente ancora l’eco dei ragazzini che giocano a calcio, e si percepisce la voglia di stare insieme tra le nuove generazioni non del tutto annientate dal gioco virtuale dei social. Si vuole ancora condividere il tempo libero con i propri concittadini, conoscerli ed integrarsi con il mondo reale e agli scettici che definiscono i bar una perdita di tempo consiglierei di guardarsi bene dal dirlo se poi passano intere giornate davanti allo schermo di un arido computer.
Maria Esposito


