Walter Zullo, un protagonista della cavalcata in ‘B’
L’Avellino torna in serie B, con una giornata d’anticipo e la città esplode in festa. In questi giorni appena trascorsi ,caroselli d’auto,tifosi riversati in strade con bandiere e striscioni bianco-verdi, hanno festeggiato il ritorno nella serie cadetta dopo quattro anni difficili e tormentati: nel 2009 la retrocessione in Lega Pro coincise infatti con il fallimento dell’US Avellino 1912. La nostra comunità segue con passione le sorti di questa squadra che sta facendo sognare i suoi tifosi. Tantissimi ragazzi soprattutto i più giovani, si sono organizzati per seguire la squadra da vicino e molte sono state le manifestazioni d’affetto al raggiungimento del traguardo.
Uno dei motivi per cui gli eclanesi sono tanto legati ai colori bianco-verdi è sicuramente la presenza di una giovane promessa del calcio italiano, un ragazzo che a Mirabella conta tanti amici, e che spesso si è trovato a passeggiare tra le vie delle nostre piazze, mostrandosi molto vicino alla nostra comunità. Walter Zullo, nato a Benevento, a soli 23anni gioca nel calcio che conta, nel ruolo di difensore centrale, è uno dei protagonisti di questa rinascita e di questa promozione. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare un po’ di sé, nonostante i suoi tanti impegni non ha esitato e si è mostrato molto disponibile all’incontro con Mirabella.
Da quattro anni gioca nel calcio professionistico, ci racconti brevemente la sua vita prima di intraprendere questo lavoro. Cosa faceva nel tempo libero oltre a giocare a pallone ed allenarsi? Oltre al calcio cos’altro l’appassiona?
«Ho frequentato l’istituto tecnico commerciale a Benevento, ho sempre diviso la mia giornata tra scuola e calcio, avendo come hobby particolare la playstation nel tempo libero ,anche se sono un grande appassionato di altri sport quali la pallavolo e il tennis».
Giocare in una squadra importante come l’Avellino a soli 23anni, non è da tutti, ora comunque lei è un personaggio famoso, per strada la riconoscono e le chiedono gli autografi, come vive il fatto di essere così popolare?
«Devo dire che è bello essere riconosciuti per strada e firmare autografi, è un motivo di orgoglio nel mio piccolo».
Nel 2009/2010 lei ha giocato nel Sudtirol, in Trentino, è vero il luogo comune secondo cui in quelle zone sono un po’ chiusi? Come è stata quell’esperienza dal punto di vista delle relazioni umane?
«L’esperienza a Bolzano è stata la più significativa, anche perché è stata la prima fuori casa. Inizialmente non posso nascondere che c’è stata un po’ di diffidenza, ma una volta rotto il ghiaccio, il calore delle persone non mancava affatto, per quanto mi riguarda questo luogo comune sulla freddezza dei trentini, non esiste».
Dopo aver raggiunto un traguardo così prestigioso come la serie B, quali sono i suoi progetti futuri, pensa di restare ad Avellino anche per la prossima stagione o ha avuto anche altre proposte che sta valutando?
«Ovviamente restare nell’Avellino e giocarmi la chance della serie B, sarebbe il top, nel calcio programmi e certezza non esistono, quindi aspetto con ansia gli immediati eventi futuri con una buone dose di fiducia».
Per quanto riguarda la sua vita privata, come si definirebbe e nel rapporto con gli altri cosa è importante?
«La vita privata è un aspetto che va curata con molta attenzione e serietà, perché influisce sicuramente anche sulla sfera professionale, socializzare con il prossimo è stata sempre una mia attitudine e poi ovviamente curo attentamente i rapporti con le persone a me care, senz’altro la mia famiglia è al primo posto».
In qualche modo è legato alla nostra comunità, ha tanti amici qui a Mirabella ed i giovani eclanesi la seguono con affetto, che consigli vorrebbe dare ai ragazzi che hanno la stessa sua passione per il calcio e che vorrebbero realizzare il loro sogno?
«Per me il calcio è vita, sin da piccolo desideravo arrivare nel calcio che conta, ma non mi sono mai illuso, quello che mi sento di dire è di provare a fare fino in fondo ciò che si ama, per non avere in futuro rimorsi ed essere consapevoli di aver dato tutto».
Maria Esposito


