Erri De Luca, il ‘Peso della farfalla’

Erri De Luca 6

Il re dei camosci e il suo acerrimo nemico, il cacciatore senza tregua, una sfida protratta all’infinito dietro lo sfondo magico dei panorami di montagna, una spietata caccia differita negli anni senza vincitori né vinti, mentre il tempo scorre e stanca i cuori, li prostra alla volontà panteistica che rappresenta il vero protagonista di questo breve romanzo.

Erri De Luca in sole settanta pagine ci regala la magia delle atmosfere, il suo legame ancestrale e magnetico con la natura, che dalle sue parole risorge nella sua potente essenza, umanizzata nei toni e nei profumi, quasi si riuscisse a percepirne l’anima e l’irruenza.

Questo libro delinea una storia cruda e poetica ad un tempo, ci racconta di un mondo al di là delle stagioni dove vigono leggi eterne ed immutabili, dove i protagonisti non sono altro che attori di un copione già scritto, di una volontà superiore scritta nel sangue di chi anima queste pagine, restituendo al lettore l’armonia di un’esistenza genuina, forte, drammatica in assoluta e disperata comunione con ciò che esisteva prima di noi e che continuerà ad esistere oltre il nostro breve ed insignificante passaggio.

Il miracolo di queste pagine sta nelle splendide descrizioni che le vivificano, restituendole ad un crogiuolo di emozioni e sensazioni, dove ogni singolo periodo diviene una breve poesia, un aforisma, un anatema per il lettore che pian piano si allontana dalla nostra rumorosa realtà, perdendosi dolcemente in un luogo dove imperiosa risuona la voce del vento, dove lo sguardo del sole ci riscalda e ci rinvigorisce, dove gli alberi hanno un’anima e storie di coraggio e di dolore da raccontare, dove un uomo ed un camoscio hanno identici pensieri e sensazioni da riscoprire, uniti indissolubilmente dal loro angusto destino nel rincorrersi in vita per riunirsi eternamente nella morte.

Ci sono rari libri, che diventano inevitabilmente capolavori, dove la forza narrativa supera di gran lunga il narrato, dove la parola si dona nella suo millenario prodigio di elevare l’anima e raccontarci il più semplice degli eventi in una prospettiva ed una luce magicamente unici «Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagna. Gli zoccoli del camoscio appigliano l’aria.»

Il peso della farfalla ha questo raro dono, ci stupisce ad ogni singola pagina con la delicata lirica delle sue descrizioni, ci allontana dalla miseria della realtà per proporci un nuovo eppur antichissimo punto prospettico dal quale ammirare il mondo, ci racconta che siamo pur sempre ospiti precari di questa terra, e non tiranni proprietari come troppo spesso le nostre azioni suggeriscono, ci insegna che bisognerebbe abbassare lo sguardo rispetto all’immensa perfezione del creato ed ammirare con religiosa devozione ogni impercettibile istante della nostra vita, legandola indissolubilmente con tutto ciò che ci circonda, ci ricorda la semplice felicità della comunione con la natura, strappandoci per un attimo dalla nostra insulsa realtà fatta di cose.

«Esistono in montagna alberi eroi, piantati sopra il vuoto, medaglie sopra il petto di strapiombi. Salgo ogni estate in visita a uno di loro. Prima di andare via monto a cavallo del braccio sul vuoto. I piedi scalzi ricevono il solletico dell’aria aperta sopra centinaia di metri. Lo abbraccio e lo ringrazio di durare».

 Massimo Lo Pilato

 


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