In marcia contro la mafia
Se crediamo che fenomeni come la malavita siano troppo distanti dalle nostre piccole realtà locali, ci sbagliamo. Ogni volta che guardiamo un telegiornale, fanno capolino notizie riguardanti la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta. Il tutto, la maggior parte delle volte, ci scivola addosso senza neppure impensierirci. Eppure dovremmo renderci conto che sistemi potenti e pericolosi come la mafia, si stabiliscono lì dove c’è terreno fertile per il guadagno. Troppe volte, abbiamo la presunzione di considerarci estranei alla criminalità. Quasi pensiamo di avere il diritto di non muovere un dito per cambiare le cose. Don Lorenzo Milani diceva:«A che serve avere le mani pulite, se si tengono in tasca?». E chi meglio dei giovani ha le mani pulite e la mente arguta?
I giovani, appunto. Quelli che, un mese fa a Firenze, hanno quantomeno cercato di dare una scossa. L’hanno fatto in occasione della XVIII giornata dell’impegno e della memoria. Il loro impegno è stato quello di praticare la memoria. Il corteo si è mosso per tutta la città: una lunga sfilata di colori, bandiere, palloncini e striscioni. Neanche la musica è mancata: una banda musicale ha accompagnato la marcia, terminata poi con il concerto di Fiorella Mannoia. Il frastuono delle persone che hanno deciso di ribellarsi, pur pacificamente, alla malavita, si è acquietato al momento della lettura dei nomi delle vittime. Il suono di ogni nome ha invaso la piazza con lo stesso rumore di un proiettile che trafigge la pelle. «Il dolore si fa impegno graffiante» sostiene Don Luigi Ciotti, promotore del corteo ideato «Per unire quello che le mafie dividono».
La giornata è stata programmata dall’organizzazione “Libera, associazioni, nomi e numeri contro la mafia”. Non a caso la città di Firenze è stata scelta come cornice della manifestazione: proprio lì, vent’anni fa, si è consumata la strage dell’attentato di stampo mafioso di via dei Georgofili. Questa non vuol essere un’accusa o un affronto ai nostri paesi. Questa è semplicemente un’esortazione a tutti i giovani: a volte è meglio trascorrere un pomeriggio a manifestare contro la criminalità, piuttosto che a bere e chiacchierare davanti ai bar.
Irene De Dominicis